Project Description

21, 22, 23 e 24 marzo 2019 

Seminario con June Whittaker 

La pratica per me è una opportunità per investigare dentro di me a tutti i livelli. Per onorare e rendere omaggio al mio corpo, al mio respiro, alla mia mente e al mio spirito.

È così facile dimenticarsi quale incredibile strumento ci sia stato dato. Tuttavia, considerando tutti gli stimoli ai quali siamo sottoposti, è totalmente comprensibile.

Ma noi siamo degli yogi.

Nasce una domanda spontanea: “Chi siamo?”. Nel nostro sistema pratichiamo gli asana, il pranayama e il pratyahara. Essi servono per investigare il nostro stato di coscienza e di consapevolezza.

Attraverso una pratica regolare dello yoga possiamo imparare ad affinare le nostre percezioni e ad osservare “ciò che è’’ grazie alle informazioni che questi meravigliosi e sorprendenti strumenti ci restituiscono.

Con il tempo e l’esperienza questa esplorazione può essere misurata e valutata dal livello di tolleranza, di pazienza e di dignità ottenute per mezzo della pratica, degli insegnamenti e delle trasmissioni che potremmo aver avuto la grazia di ricevere.

Questo è il nostro processo.

Attraverso la precisa e graduale comprensione delle tecniche di allineamento, che, ricordate, non sono solo puro allineamento della struttura corporea ma includono sia i corpi sottili che l’allineamento con l’ordine naturale, con l’equilibrio ed il flusso della vita.

Possiamo in questo modo imparare a divenire maestri di noi stessi, in grado di discernere, di scegliere e di buttar via, in modo da potenziare la nostra emancipazione.

Non serve più idealizzare o idolatrare dei guru esterni, dei maestri spirituali o qualche leader. Probabilmente tutti noi li cerchiamo ad un certo punto delle nostre vite, ma la nostra profonda verità, la nostra comprensione ultima non è forse quella che siamo nati liberi?

Realizzare ciò non è forse la vera fonte di ispirazione? Possiamo comprenderla? Riusciamo a connetterci con i nostri tappetini, con noi stessi e soprattutto con gli altri? Siamo in grado di trasporre questa comprensione nelle nostre vite?

La libertà si sposa così con una inerente e integrata manifestazione di umiltà e responsabilità.
L’imposizione di leggi esterne è resa superflua quando ci sono questa connessione e questo allineamento. Non vi è così nessuno spazio per la competizione e per i paragoni.

Non vi è più spazio per l’orgoglio nell’effettuare gli asana (ci sono sempre degli asana che non riusciamo a fare, non è vero?). Non si dà più spazio alle richieste della mente.

Nasce così una domanda profonda e divertente: “Chi se ne importa?”. Vi è semplicemente un’accettazione di “ciò che è” nel momento, che è sempre mutevole.
Le fondamenta dell’umiltà risiedono nel ricevere e nella capacità di farlo. Questo può sembrare molto semplice ma non lo è. Questa totale umiltà ed implicita comprensione ci rende responsabili. E tanto! La responsabilità ci offre saggezza. Ricevere con umiltà senza essere avidi.

Vivere nella meraviglia e nella maestosità dei cieli rimanendo radicati nella mondanità della Terra. Quale grazia e nobiltà!

Cosa porterà oggi la nostra pratica immersa in queste nostre mutevoli vite? Non siamo solo dei canali d’amore in questo flusso di vita in continua evoluzione? Riusciamo ad allinearci con tutto ciò? Rispettare la vita? Siamo capaci di rispettare il nostro ed altrui spazio in essa, e fluire nella vita e nella nostra pratica sopra e fuori dal tappetino con rispetto e dignità?

La dignità che ogni essere vivente e ogni creatura merita. Questo è ‘Lila’, il gioco della vita, la nostra più grande sfida.

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